Kostja guarda le stelle e sogna di andare nello spazio. Sarà perché, abituato alle distanze della steppa russa, il sole non gli sembra poi tanto lontano. A lui, il mondo, piace vederlo attraverso la matematica. I numeri e le leggi della fisica gli danno la sensazione di afferrare quella realtà che, nella vita di tutti i giorni, in parte gli sfugge e lo inganna, perché non riesce a sentirne bene i suoni, dopo che la scarlattina lo ha reso parzialmente sordo. Nessuno,tra i compagni di scuola che lo prendono in giro per il suo handicap, o tra i compaesani che lo ritengono un po' matto per i suoi strani esperimenti, immagina che diventerà uno scienziato, né che le sue scoperte saranno utili, quasi un secolo dopo, ai primi astronauti. Si può forse avere fiducia in chi, ferratissimo sul principio di Archimede, non sa neppure nuotare? La verità è che quel mondo non può ancora comprendere Kostja, perché Kostja appartiene già al futuro.