Il 9 ottobre 1967 Ernesto Guevara, detto il Che, veniva colpito da una raffica di mitragliatrice in un villaggio boliviano. Con questa fine brutale è nato un mito, la leggenda di san Ernesto che, abbandonate le comodità del potere, ha tentato di conciliare Marx con Rimbaud, ricominciando la lotta. Ne è morto. Ma chi era quel condottiero dallo sguardo intenso riprodotto su migliaia di poster, diventato una leggenda del secolo?
Questa biografia si basa su una lunga ricerca durata cinque anni, su un'analisi rigorosa delle fonti - molte delle quali inedite - e sulle testimonianze di chi il Che conobbe. In un libro che è contemporaneamente saggio, racconto d'avventure, giallo, Kalfon, con una scrittura giornalistica e letteraria al tempo stesso, fa emergere un'immagine inedita del Che che va oltre gli stereotipi, per consegnarci la storia di un uomo collocato nel suo tempo, nella sua famiglia e nella sua malattia, che tanta parte ebbe nel forgiare il suo carattere e che così profondamente influenzò anche le sue scelte di vita. Di qui la particolare attenzione con cui è percorsa l'infanzia e la giovinezza di Che Guevara (dalle peregrinazioni della famiglia nel tentativo di alleviarne l'asma ai viaggi attraverso l'America Latina, alle sue mille attività di studente) che rifugge sia da un facile psicologismo sia dall'agiografia.
E anche le scelte successive - l'incontro con Fidel Castro, l'epopea della lotta armata a Cuba, l'esercizio del potere, l'avventura africana e infine la guerriglia boliviana - che ne sanciranno il mito sono viste nell'ottica di un uomo eccezionale, certo, ma pur sempre un uomo del suo tempo e del suo continente. Tale contestualizzazione dà luogo a un altro dei pregi del libro, vale a dire lo straordinario affresco storico, politico, culturale e persino antropologico che fa da sfondo, spiega, dà senso alla vita di un uomo che è stato definito Marx + Don Chisciotte - i mulini a vento.