I Ritratti di Santi, per cui l’Autore è ormai noto ad un largo pubblico di lettori, non fanno parte della produzione, pur abbondante, di Antonio Sicari che nasce come saggistica scritta sia riguardante la mistica, la spiritualità, l’esegesi o la teologia.
Si tratta, infatti, di scritti che partecipano ad un genere letterario che ha una lunga tradizione nella storia cristiana.
I ritratti, redatti anch’essi per iscritto dall’Autore, nascono dalle conferenze di Quaresima che padre Sicari tiene da molti anni. Il presente volume raccoglie quelle del 2010 e del 2011.
Come sempre, ogni conferenza riguarda un santo che, come lo stesso Autore conferma, è stato scelto in modo, di volta in volta, piuttosto occasionale: o perché la Chiesa lo ha recentemente indicato, o perché i fedeli stessi lo hanno suggerito in base all’affetto e alla devozione.
A volte l’autore ha dovuto assecondare richieste insistenti e più volte ripetute, come è avvenuto, ad esempio, per il Ritratto di San Giuseppe, che sembra giungere piuttosto tardi, ma è stato lungamente meditato e perciò anche atteso.
Il volume permette anche alcuni accostamenti significativi, anche se occasionali. Il lettore non faticherà ad accostare la figura di S. Anselmo d’Aosta a quella di J.H. Newman, ambedue luminose per la "carità dell’intelligenza"; sentirà vicine l’esperienza martiriale di Oscar Romero e quella di Jerzy Popiluszko, che seppero testimoniare congiuntamente l’amore alla Chiesa, al proprio sacerdozio e alla propria terra; si commuoverà per la fantasia caritatevole di S. Martino di Porres - un fraticello peruviano del Cinquecento - che bene s’accorda all’umile genialità di Vincenza Gerosa e Bartolomea Capitanio, due ragazze bresciane dell’Ottocento; e potrà restare stupito sia per il "candore" di una ragazza siciliana affascinata dall’Eucaristia (anche se splendente in una clausura) che per la "chiarità" di una moderna ragazza ligure che ha saputo rendere luminosa perfino la sofferenza, imparando dalla grande Chiara Lubich a far compagnia a "Gesù Abbandonato".
Accostamenti casuali, dicevamo, o forse no, se si pensa che tutte le vicende accadono sulla scena dove, da secoli, è rappresentata sempre la stessa vicenda d’amore tra Cristo e la sua Chiesa.