Il personaggio del Guerin Meschino attraversa la storia e la cultura dell'Europa. Nel Medioevo ebbe una popolarità enorme e fu il protagonista di molte narrazioni dei trovatori. Per dirla con Evola, incarnò l'anima medievale e il suo "sforzo di conoscere sé stessa". Le sue peregrinazioni, una perigliosa e instancabile fuga da un destino avverso che lo tiene lontano dall'amata, lo portarono dalla natia Albania a Costantinopoli, dalla Persia all'India, dalla Terrasanta all'Armenia, fino all'Irlanda, passando per Roma e gli Appennini, prima dell'agognato ritorno in patria. Le avventure del Guerin Meschino sono quanto di più fantasioso la cultura medievale occidentale abbia prodotto, ma rappresentano anche uno spunto (un po' serio, un po' ironico) per confrontarsi con il pensiero di filosofi, scrittori e storici che hanno letto l'età moderna con uno spirito fortemente critico e in qualche caso decisamente sovversivo rispetto all'opinione dominante. Tra essi Tolstoj, Dostoevskij, Spengler, Chesterton, Jünger, Drieu La Rochelle, Tolkien, Florenskij, Berdjaev, Guénon, Evola, Zolla, Alvi. Spaziando dalla filosofia alla religione, dall'economia alla letteratura, Negri propone un'originale riflessione sul razionalismo asfittico della modernità, sull'eredità illuminista, sulle sue derive materialistiche ed egualitaristiche, sulla rinascita di una nuova consapevolezza cristiana.