"A partire dalla caduta del comunismo, il nuovo scontro che oppone islamismo e liberalismo imperversa in tutti i continenti e attraversa tutti gli strati sociali. All'inizio tale scontro si è espresso sotto l'etichetta controversa di "scontro delle civiltà", prima di assumere la forma di una "guerra globale al terrorismo", condotta con un gran numero di soldati e di armamenti sofisticati. È paradossale constatare che il dibattito delle idee è rimasto relativamente vago in ragione del carattere indefinito del nemico, carattere che riflette la coesistenza di gruppi e organizzazioni dai contorni incerti, ma la cui affiliazione islamica esprime, di riflesso, un ritorno prepotente della componente religiosa nel campo politico e geopolitico. Per questo motivo l'attualità del terrorismo ha dato luogo a dispute mediatiche sull'islam, la cui eco risuona tuttora, sulla sua compatibilità con la modernità e la democrazia, sulla condizione della donna nell'islam, sulla sua iconoclastia e sulla sua proibizione delle raffigurazioni, sulla violenza nel Corano e quindi, per estensione, sull'immigrazione e l'integrazione dei musulmani, sull'antisemitismo o ancora sull'islamofobia. Al di là degli aspetti tecnici e della relativa espressione mediatica, tali controversie permettono di elaborare una storia del terrorismo ormai ricca di numerosi episodi rilevanti. A partire dagli anni Ottanta, infatti, l'islamismo in tutte le sue forme ha occupato in maniera progressiva la scena internazionale, focalizzando l'attenzione dell'opinione pubblica sia negli eventi esterni sia in quelli interni al mondo occidentale. La quasi totalità delle crisi e dei conflitti del dopo guerra fredda hanno visto il coinvolgimento di combattenti musulmani dall'Algeria all'Afghanistan, passando per la Somalia, il Sudan, lo Yemen, la Cecenia, i Balcani e il Sahel. Gli interventi militari occidentali, finalizzati a stroncare il fenomeno, sinora non hanno fatto altro che spostare o aggravare le difficoltà delle società prese di mira. Tuttavia, l'interconnessione degli interessi e la globalizzazione dell'informazione fanno sì che le fragilità degli uni rimandano alle problematiche degli altri, conferendo un'impressione di vicinanza psicologica che rende le frontiere nazionali labili agli occhi di giovani disorientati. La sovraesposizione mediatica degli eventi locali offre altresì una cassa di risonanza internazionale alle azioni e alle organizzazioni terroristiche, le quali acquisiscono così ulteriore notorietà e attirano sempre più membri fin nel cuore delle democrazie occidentali. Che si tratti di una minaccia reale o percepita, il terrorismo islamista è stato ed è un tema centrale nelle politiche nazionali e nelle relazioni internazionali. Malgrado il cambiamento fondamentale di ordine geopolitico del 2011, non c'è alcun dubbio che questo fenomeno continuerà a occupare la scena politica e mediatica anche nei prossimi decenni." (dall'Introduzione al volume)