«Ho imparato in questo secolo l’indicibile dell’umano, di ognuno di noi e della relazione con l’altro che non possiamo mai afferrare fino in fondo. La mia paura è che mi venga tolto non tanto il pane e nemmeno la Costituzione, ma questa idea dell’umano. Vi prego, non permettete che la domanda sull’essere umano venga cancellata».
Commentando Indignez-vous!, grande successo di Stéphane Hessel, Pietro Ingrao sostiene che l’indignazione non basti. «Bisogna costruire una relazione condivisa, attiva» dice, e aggiunge: «Valuto molto più forte il rischio che i sentimenti dell’indignazione e della speranza restino, come tali, inefficaci, in mancanza di una lettura del mondo e di una adeguata pratica politica che dia loro corpo. Che l’indignazione possa supplire alla politica e, in primo luogo, alla creazione delle sue forme efficaci è illusorio».
«Abbiamo iniziato nel dicembre del 2009 a intrattenere con Pietro Ingrao regolari conversazioni su alcuni argomenti e vicende, tra riflessione e memoria, con il proposito di stamparle in un volume al quale stiamo lavorando. È divenuta per noi una consuetudine quasi settimanale. Nello scambio di vedute, approfondiamo alcuni temi ai quali Ingrao ha rivolto la sua attenzione, ma ci dedichiamo anche a questioni e fatti che nascono dalle vicende della cronaca politica di questi mesi.
Nei giorni scorsi, leggendo Indignez-vous! di Stéphane Hessel, ci è capitato di svolgere qualche considerazione sull’impegno politico. Al riguardo, Ingrao ha richiamato alcuni suoi maturati convincimenti espressi in varie occasioni. Accostiamo al testo un secondo colloquio tra noi, Io dico il dubbio».
(Maria Luisa Boccia, Alberto Olivetti)