Cacciato è un militare americano, un fante del quale, quando sparirà, i suoi compagni scopriranno di non sapere neanche il nome di battesimo. Cacciato è un soldato, e poiché, come dice il poeta inglese Siegfried Sassoon nell'epigrafe del romanzo, "i soldati sono sognatori" - e si può ben immaginare che cosa sognino, specie quando sono dentro fino al collo in una guerra come quella del Vietnam - anche Cacciato sogna. Sogna di andare a Parigi. Sogno peregrino per chi sta sulle rive del Mekong. Ma chissà, sogno forse anche realizzabile, perché qualcuno ha detto a Cacciato che da lì a Parigi ci sono ottomila miglia e rotti. E così, gambe in spalla, uno ce la potrebbe anche fare. Così Cacciato un bel giorno si stufa, saluta i compagni e se ne va. Dove? Ma a Parigi, naturalmente. Hanno già fatto tante di quelle scarpinate, nel Vietnam, che forse la scarpinata per Parigi non sarà neanche la più lunga. Dopo tutto, basta attraversare il Laos, la Birmania, l'India, l'Afghanistan. E poi - hanno detto a Cacciato - una volta ad Atene, il più è fatto. È come se fossi arrivato a Parigi. Ma le regole sono regole, soprattutto nell'esercito. E quando Cacciato diserta, ai compagni e al loro comandante, un vecchio tenente tediato che non ha più voglia di inseguire Cacciato di quanta ne abbia di fare la guerra, non resta altro che mettersi alle sue calcagna. Bisogna catturare il disertore e riportarlo alla base.