Appassionante viaggio nella vita di Johann Sebastian Bach attraverso il racconto diretto di ben quattordici personaggi che hanno avuto la fortuna d’incrociarlo sulla loro strada. Ciascuno, infatti, accompagna il lettore parlando in prima persona, lasciando rivivere le atmosfere del tempo, descrivendo la cura e la dedizione per la musica dell’amato musicista tedesco, dai suoi esordi di giovane compositore fino agli ultimi giorni della sua vita.
C’era una volta Johann Sebastian Bach. Il primo a parlarci di Bach – che in tedesco significa “ruscello”, nome attribuito ai musicanti gitani – è un mugnaio, Veit Bach, padre del padre del padre di suo padre. Forse colui che ha seminato il germe della musica nella sua dinastia, intento a pizzicare le corde della sua piccola cetra, accompagnato dal ritmo armonioso delle pale del suo mulino sull’acqua. Orgoglioso di aver seminato lo stelo su cui ha preso forma la sua spiga. E ancora, Johanna Dorothes Vonhof, moglie del fratello maggiore di Sebastian che lo accolse nella loro casa come fosse un figlio. E il vicino di casa Herr Schmidt che non comprendeva come un ragazzino fosse sveglio di notte, in realtà a copiare di nascosto le note di Pachebel, Kell, Buxtehude dal quaderno di musica di Christoph, suo fratello, e che avrebbe voluto presto suonare.
Perché Sebastian era come un ruscello, anzi, come un fiume che raccoglie tanti ruscelli, nutrito di tutti i maggiori compositori tedeschi e stili musicali di altri paesi, come lo descrive uno dei tanti protagonisti, Hans Stern, il formaggiaio di Dresda, parlando della sfida che lo avrebbe visto duettare con il musicista francese Louis Machand, a contendersi il posto di organista della corte reale. Niente e nessuno è mai riuscito a frenare Bach, questo ruscello impetuoso che, con la sua travolgente passione per la musica e scivolando sulle sue acque, ha trovato il modo d’inseguire il tempo e superarlo per arrivare fino a noi. Per questo Beethoven ha detto che Johann Sebastian non avrebbe dovuto chiamarsi Bach, cioè “ruscello” ma Oceano, perché la forza di quello che ha composto è trascinante e abissale, proprio come un oceano…
Un viaggio descritto dall’inconfondibile stile di Chiara Carminati, conosciuta per la sua abilità di comunicare ai ragazzi con naturalezza ed efficacia, tanto da aver ricevuto lo scorso anno il premio Andersen come migliore autrice (su www.parolematte.it è possibile conoscere da vicino il suo lavoro). L’ultima Fuga di Bach, un libro in grado di far emozionare anche chi di musica non ha grande esperienza, racchiuso in una preziosa edizione che ricorda un antico quaderno da spartiti, finemente illustrato da Pia Valentinis (premiata come miglior illustratrice nella XXI edizione del Premio Andersen) le cui immagini rievocano l’eleganza dell’iconografia del Settecento, esaltate dalla prestigiosa carta materica con la quale è stato stampato il volume. Un’edizione imperdibile, un dono che potrebbe, chissà, continuare a far germogliare il seme della musica. Età di lettura consigliata: 10-13 anni.