ABSTRACT
Il 12 maggio 2016, in occasione dell’udienza generale alle Superiore Generali degli Ordini religiosi, una suora ha chiesto a papa Francesco perché le donne erano escluse dai processi decisionali nella Chiesa e dalla predicazione nella celebrazione eucaristica, dal momento che, secondo le sue stesse parole, «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita della Chiesa e della società».
Nella sua risposta Francesco ha accennato all’esistenza di donne diacono nella Chiesa antica, annunciando l’intenzione di costituire una commissione ufficiale «che possa studiare la questione». Il 2 agosto, il Papa ha onorato l’impegno. La novità è rimbalzata subito tra i media del mondo cattolico e non, provocando diversificate e opposte reazioni. Alcuni ritengono che il diaconato permanente delle donne sia un ritorno a ciò che era in vigore nella Chiesa antica, e quindi sia cosa legittima. Altri invece lo considerano il primo passo verso il sacerdozio delle donne, e ritengono che questo non sia possibile nella Chiesa cattolica. In attesa di conoscere le conclusioni della commissione, si tratta comunque di un’occasione per sviluppare una riflessione di carattere storico, andando a consultare le fonti e i commenti più accreditati.
Ad esempio, i Vangeli mostrano, nei confronti della donna, un atteggiamento nuovo e positivo, libero da pregiudizi. Analogamente, la prima comunità cristiana ha un modo innovatore di rapportarsi alla donna. Quanto alle «donne diacono», sono pochi i passi del Nuovo Testamento in cui vi si accenna. D’altra parte, il ruolo di rilievo delle donne nella vita delle prime comunità cristiane è attestato anche da fonti terze. Ma già nei primi tempi della storia della Chiesa, un simile protagonismo ecclesiale delle donne non è durato a lungo.
Per arrivare rapidamente alla nostra epoca, nella Pentecoste del 1994 papa Giovanni Paolo II ha riassunto, nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, il punto di arrivo di una serie di precedenti interventi magisteriali concludendo che Gesù ha scelto solo uomini per il ministero sacerdotale. Tuttavia, imprevedibilmente lasciava anche emergere un passo di Paolo VI del 1975, in cui si affermava che la Chiesa deve «riconoscere e promuovere il ruolo delle donne nella missione evangelizzatrice e nella vita delle comunità cristiane». Si è dunque aperto un dibattito che ha anche creato «tensioni» nei rapporti tra Magistero e Teologia per problemi connessi.
L’obiezione di fondo, riemersa nel dibattito, è: come mai la Chiesa antica ha ammesso alcune donne al diaconato e perfino all’apostolato? E perché poi la donna è stata esclusa da tali funzioni?