Fecero l'Italia. E poi, indigesti e spesso incompresi, continuarono a combinarne di tutti i colori. I Mille di Garibaldi. I Mille dopo la Spedizione del 1860. Chi finì in Patagonia e chi a Sumatra. Un gruppo di lombardi deportato in Siberia, altri sbaragliati in Africa, in molti emigrati all'estero. Un direttore di giornale assassinato dagli anarchici, parecchi chiusi in manicomio, chi si suicidò in un fiume e chi con una rivoltellata, un ungherese ingegnere tentò invano di realizzare grandissimi canali, un tiratore scelto bergamasco finì a cacciar gatti e un suo compaesano risalì l'Italia con un teatrino di marionette. A Roma uno di loro fu il primo sindaco, un altro ormai ultraottantenne aderì più tardi al fascismo, l'unica donna fu ripudiata dal potente marito diventato primo ministro. L'ultimo dei Mille morì nel 1934. Per oltre settant'anni, dopo la Spedizione, i volontari garibaldini continuarono a dare filo da torcere. In questo libro, Paolo Brogi ricostruisce la grande diaspora dei garibaldini, la miglior gioventù di allora. Con Oreste Baratieri sconfitto ad Adua, Giuseppe Cuzzi prigioniero in Sudan, Febo Arcangeli nei campi di prigionia dello zar, Carlo Invernizzi sepolto vivo nel terremoto di Messina, Giuseppe Nuvolari contadino e accanito accusatore del nepotismo meridionale, Nino Bixio stroncato dal colera nelle isole della Sonda e altri duecento garibaldini seguiti nelle loro esistenze inquiete. Prefazione di Gian Antonio Stella.