Sono profonde le differenze economico-culturali tra il nord e il sud dell'Europa. Le loro radici risalgono a cinque secoli fa, all'epoca della riforma protestante. Lutero, Calvino e gli altri riformatori furono all'origine di una spiritualità improntata all'etica del lavoro. Da essa nacquero poi il capitalismo moderno e il liberismo anglosassone. Il sud Europa, cattolico e comunitario, seguì invece la traiettoria iniziata nel Medioevo con il pensiero di Tommaso d'Aquino e la sua etica delle virtù, dando vita nel Settecento all'Economia civile napoletana, italiana e più in generale latina. Esistono così diversi spiriti e modi di concepire il mercato e l'impresa. La cooperazione, le banche popolari, le imprese famigliari, i distretti, il welfare-state, l'economia mista sono tratti tipici del capitalismo latino. La grande impresa, la finanza, il liberismo, l'interesse individuale costituiscono invece i segni distintivi del capitalismo nordico di derivazione protestante. Luigino Bruni ricostruisce la genesi culturale, anche teologica, di questi due paradigmi economici, descrivendone lo sviluppo nella storia. Ma gli ultimi decenni stanno conoscendo un forte appiattimento delle forme di economia: il capitalismo anglosassone (soprattutto nella sua versione americana) grazie alla globalizzazione si sta affermando nel mondo intero, riducendone drasticamente la biodiversità economica, finanziaria e sociale. Il libro affronta le sfide cruciali per il futuro del modello civile europeo e italiano, sfide che si chiamano uguaglianza, lavoro, reciprocità, beni comuni, legami sociali, radicamento nel genius loci. Quella "pubblica felicità" senza la quale è difficile che esista felicità individuale.