Come si accende un’intuizione?
Che cos’è la devozione distaccata? E il flusso?
In che famiglie nascono le persone creative?
Più talento, più curiosità o più tenacia?
Che rapporto c’è tra creatività e follia?
Il cervello creativo pesa di più?
Come si evitano le trappole del pensiero?
È più creativo un polpo o una gallina?
Un computer può fare una scoperta scientifica?
Le menti creative vanno bene a scuola?
Che cosa muove la creatività?
La si può misurare?
E definire?
Scienza, arte o impresa?
Introversione, apertura o humour?
Caso, caos o competenza?
“Nuovo e utile”, in che senso?
Creativi si nasce o si diventa?
Spiegare la creatività è, prima ancora che impossibile, insensato: non esiste niente di più inafferrabile. C’è la creatività dei geni, che cambia il mondo, e c’è quella quotidiana, che ci illumina la vita. Quella degli animali. Quella degli imprenditori e quella delle donne. Quella dei vecchi, dei folli, dei bambini. E c’è la creatività propria del linguaggio. Ma una ricetta – univoca, coerente, oggettiva – per definirla, riprodurla, governarla non esiste. La creatività è un’intuizione che si accende al di là della consapevolezza, ma se non si accompagna alla conoscenza, alla competenza, alla fatica, resta un barlume senza esito. La creatività non è solo talento ma anche allenamento, non è solo natura ma anche cultura. E deve produrre qualcosa di utile, oltre che di nuovo, per la collettività. Questo libro non promette di rendere più creativi i suoi lettori, ma offre una visione al volo del territorio vasto che chiamiamo “creatività”. Un volo che, scoprendo tracce, coordinate, percorsi, ci aiuta a riconoscerla, a rispettarla e a coltivarla. E che, connettendo punti luminosi, ricostruisce una trama fatta di mille trame: quella che, nella mente umana, unisce illuminazioni fino a configurare un concetto nuovo, e quella che a sua volta lo lega a chi l’ha pensato e alla sua storia personale. Quella che salda l’individuo al suo tempo e alla società in cui vive. E che, confrontando le visioni di scienziati, artisti, economisti, forma il disegno scintillante che chiamiamo progresso. Questo libro non pretende di cambiare le cose ma prova a dare qualche strumento per immaginare piccoli e grandi cambiamenti. In un’epoca, come la nostra, di passioni tristi, forse è il momento giusto perché ognuno diventi responsabile della creatività che ha in sé e, disegnando la trama dei propri pensieri, delle scelte e delle azioni, contribuisca alla trama mutevole che lo unisce a tutto il resto. E, poco o tanto, la modifichi, rendendola più luminosa.