Hanno nomi e professioni diversi gli uomini che popolano questi racconti di John Updike, ma condividono una storia comune: l’infanzia da figli unici in una cittadina di campagna della Pennsylvania, al centro degli affetti e delle tensioni di una famiglia travolta dalla Grande depressione, la fuga verso un’università della costa orientale, il matrimonio, i figli, la vita nei quartieri borghesi, tra feste e tradimenti, il divorzio, un nuovo matrimonio, una vecchiaia fatta di viaggi all’estero e goffi tentativi di mantenere i rapporti con figli di mezza età molto indaffarati e nipoti che oppongono loro una cortese indifferenza. Tormentati dal crescente isolamento, persi nei luoghi stessi in cui sono nati e cresciuti, ossessionati dal pensiero della morte imminente ma ancora percorsi dal desiderio e divisi tra voglia di libertà e doveri familiari, i protagonisti di questo libro bramano un ultimo contatto con la vita, come Fairchild in L’espansione accelerata dell’universo, stranamente rivitalizzato da uno scippo subito durante un viaggio in Spagna, o inseguono occasioni perdute, come Les in Mogli delicate, ossessionato da un amore ormai finito. Dal loro punto di vista distante e straniato Updike disegna un’ultima, commovente mappa di quella fetta di mondo che ha saputo descrivere e raccontare come nessun altro, affidando alle proprie parole, precise e appassionate, il compito di preservare ciò che ormai è cancellato.