«L'universo non è piú quello di un tempo e non è ciò che sembra». Frank Wilczek decide di iniziare cosí questo suo libro, una folgorante carrellata di domande e di possibili risposte sulla struttura ultima dei componenti basilari dell'Universo. Usando costantemente un'ironia sottile e facendo uso di metafore illuminanti, Wilczek - Premio Nobel per la fisica, grazie ai suoi studi sulla cromodinamica quantistica - pone domande cosí «fondamentali» da sembrare spiazzanti. Cos'è la materia? Cos'è lo spazio? Le risposte, benché ancora parziali, rappresentano quasi una sfida al senso comune: «La massa è l'energia contenuta nei componenti piú elementari, in sé privi di massa»; «Lo spazio vuoto è un mezzo complesso, brulicante di attività spontanea».
La fisica contemporanea, presentata qui nell'avvincente racconto di uno dei suoi massimi esponenti, indaga la struttura dell'essere grazie a sofisticati esperimenti e a eleganti costruzioni matematiche, cercando di inglobare in una teoria unitaria anche la gravità - la piú elusiva e flebile delle forze della natura - in un quadro coerente, nel quale anche la bellezza gioca un ruolo importante. Wilczek ci restituisce cosí un mondo nuovo, immaginario ma suscettibile di verifica sperimentale, una possibilità che sarà piú vicina quando l'LHC, il nuovo acceleratore di particelle del CERN, a Ginevra, entrerà pienamente in funzione.
«Nei Principî matematici della filosofia naturale (1686) Isaac Newton formulò tre leggi del moto. Ancora oggi i corsi di meccanica classica di solito iniziano con qualche versione delle tre leggi di Newton. Queste leggi, però, non sono complete. Esiste un altro principio, senza il quale le tre leggi di Newton perdono gran parte del loro potere. Questo principio nascosto era talmente basilare per la sua visione del mondo fisico che Newton non lo considerava come una legge che governa il movimento della materia, bensí come la definizione di ciò che la materia è. Quando insegno la meccanica classica, inizio presentando l'assunto nascosto che chiamo "zeresima legge di Newton". E sottolineo il fatto che è sbagliato! Com'è possibile che una definizione sbagliata sia il fondamento di una grande opera scientifica?
Il leggendario fisico danese Niels Bohr distingueva tra verità ordinaria e verità profonda. La negazione di una verità ordinaria è una falsità. La negazione di una verità profonda è anch'essa una verità profonda. In quello spirito, potremmo dire che un errore è ordinario quando conduce in un vicolo cieco, mentre è profondo quando porta a un progresso. Chiunque può commettere un errore ordinario, ma solo un genio può fare un errore profondo».