CARO AMICO CHE PASSI IL TEMPO A INDIGNARTI CONTRO I CRIMINI VERI O PRESUNTI DI ISRAELE, CREDI CHE ESISTA UN ANTISIONISMO SENZA ANTISEMITISMO?
“Lascia che le mie parole echeggino nel profondo della tua anima: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli ebrei.”
— Martin Luther King
A più di sessant’anni dalla Seconda guerra mondiale, uno spettro si aggira per il pianeta: l’antisemitismo.
Oggi però si declina nel dibattito politico e si annida nelle coscienze in modo molto più subdolo, grazie a chi dichiarandosi tollerante e pacifista si nasconde dietro la bandiera dell’antisionismo per condannare sempre e comunque la politica di Israele, con tanto di boicottaggi nei supermercati, nelle università, nello sport. Peccato che nessuno di questi virtuosi censori batta ciglio per i curdi, gli uiguri, gli uzbeki, per i drammi in Somalia, in Ruanda e in Eritrea: se il colpevole non è Israele non vale la pena mobilitarsi. Strano cortocircuito, quello per cui le sbandierate migliori intenzioni sfociano nei peggiori luoghi comuni: le lobby, la violenza intrinseca, il popolo eletto e dannato. Strano controsenso, quello di chi è disposto ad allearsi con i responsabili di violazioni di diritti umani, stragi e genocidi pur di attaccare uno Stato che difende semplicemente il proprio diritto all’esistenza. E che invece è capace di lottare per la pace, anche contro se stesso e le frange interne più estreme, come dimostrano gli scioperi dopo le stragi di Sabra e Shatila, o le proposte d’intesa avanzate dal primo ministro israeliano Ehud Barak nel summit di Camp David.
Caro amico antisionista, concedi un attimo di pausa ai tuoi pregiudizi, è ciò che chiede Pierluigi Battista in questa lunga e appassionata lettera indirizzata a tanti antisemiti più o meno inconsapevoli. Perché dietro la buonafede o le belle parole di chi si finge imparziale, dietro l’irresponsabile conformismo, dietro tanta virtuosa indignazione si cela un vecchio cancro ideologico che ha già fatto milioni di vittime.