If, la poesia nota anche come Lettera a un figlio che anima queste pagine, stampata in versi e raccontata per immagini, fu composta da Rudyard Kipling nel 1910. Nel 1995 un sondaggio della BBC stabilì che era la poesia più amata in tutta la Gran Bretagna. Citata in film e canzoni, tradotta in tutto il mondo, amata dai grandi, ingigantita su poster e rimpicciolita su cartoline, è una poesia dura, che esorta a non arrendersi mai, a tenere sempre la testa alta, a non farsi confondere, a non perdere il senso di responsabilità e il controllo anche nelle circostanze più avverse. Attenersi a questo codice di comportamento è senza dubbio difficilissimo; suggerirlo a un figlio, coraggioso e forse estremo. Ma questo parlare alto e solenne di pazienza, volontà, integrità, senza alcuna paura di spendere parole importanti, evoca un mondo di valori che è bello desiderare di veder brillare sempre.
Rudyard Kipling (1865 – 1936) nasce a Bombay e impara dalla servitù a parlare l’hindi come prima lingua. All’età di sei anni viene mandato a studiare in Inghilterra insieme alla sorellina Alice, un’esperienza traumatica che ritornerà nelle sue opere. Nel 1882 raggiunge i genitori a Lahore e diventa giornalista per il “Pioneer”. Viaggia molto (Africa, America, Canada, Europa) e scrive racconti, romanzi, poesie. Ma è l’India a esercitare un fascino duraturo su di lui. Da questo difficile rapporto di amore e odio nasceranno i suoi romanzi più celebri, I Libri della Giungla e Kim. Nel 1907 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura.