Come scrive Zygmunt Bauman nella toccante prefazione a questo libro-testimonianza, il compito più difficile per chi si trovò a vivere la tragica esperienza dei campi di sterminio nazisti era "restare umani in condizioni disumane". Lettera ai figli, che Anna Hyndräkovä-Kovanicovä trova il coraggio di scrivere nel 1971, all'età di 43 anni, inizia in un giorno preciso, il 15 marzo 1939, data dell'invasione della Cecoslovacchia da parte delle armate naziste. Gli avvenimenti personali legati alla famiglia, alla scuola, ai compagni e alle amiche più care si stemperano nel ricordo di una Praga occupata dai soldati tedeschi e sempre più negata ai cittadini di religione ebraica. Nel 1942 la giovane Anna, con la famiglia, è costretta ad abbandonare Praga e viene condotta nel ghetto di Terezin, inizio della deportazione che la condurrà ad Auschwitz. Il racconto si snoda rievocando il viaggio, l'arrivo nel campo e la sistemazione nel Familienlager, la fame, gli espedienti per procurarsi un po' di cibo, gli appelli, la paura e il momento più duro, quello della selezione. Privata dei genitori, che moriranno nelle camere a gas, Anna viene inviata a lavorare nel sottocampo di Gross Rosen, dove apprende della morte della sorella e della nipotina. Durante l'inverno decide di fuggire e durante l'evacuazione del campo nel febbraio 1945 riesce nel suo intento. Ma questo è solo l'inizio di un allucinante viaggio di ritorno. Anna conosce l'oltraggio della violenza fisica e psichica...