Libertà e giustizia vengono solitamente contrapposte. Qualche volta, considerate complementari. Quasi mai si compie il più difficile percorso di considerare l'una e l'altra attraverso una loro scomposizione in fattori primi, che costringano entrambe a rivelare la propria identità. Ancora più difficile è affrontare questo problema cimentandosi con le concrete esperienze storiche delle comunità, delle statualità e delle sovranità. Non va dimenticato, quando si parla di uomini concreti, che non si tratta di affrontare semplicemente il tema della "libertà" in generale, ma di misurarsi col problema delle libertà, intendendo con questo plurale non i tipi di libertà, ma le singole libertà, quelle dei singoli uomini concreti. In ogni caso, può rivelarsi decisivo, a questo punto, il dilemma: pensare le libertà a partire dalla giustizia o la giustizia a partire dalle libertà? Giustizia è, secondo una formula consolidata, "dare a ciascuno il suo". Una tale formula non è, come alcuni ritengono, vuota, perché implica almeno l'idea che non ci sia arbitrarietà nella distribuzione. Ma che cosa significa, all'altezza di una comunità organizzata, dare a ciascuno il "suo"? Non si tratta di dare soltanto cose, ma libertà e - ancor meglio - diritti individuali fondamentali. Attraverso quali forme strutturali? Bisogna riuscire a scavare un tale itinerario all'interno dell'idea di sovranità e del suo sviluppo storico. Ma, nel contesto del mondo contemporaneo, emerge con forza un altro cruciale problema: quello della fragilità.