Risolvere il problema del male è sempre stata l'ambizione di ogni tentativo di teodicea. Come gli altri esemplari del genere, il saggio di Rosmini utilizza, vagliandoli uno per uno, una serie - storicamente 'codificata' - di complicati meccanismi giustificativi. L'idea centrale di questo lavoro non è tuttavia quella di analizzare soltanto la soluzione offerta, indovinandone in 'filigrana' illustri interlocutori come Leibniz, Rousseau, Malebranche, Bayle e Spinoza: è fin troppo semplice mostrare come anche la teodicea rosminiana funzioni solo per i 'grandi numeri'. Meno semplice è capire perché il singolo soggetto sofferente è 'fatto fuori', evacuato dal discorso teodiceizzante. Da qui, l'idea di rovesciare l'approccio: non, quindi, cercare nella soluzione proposta dalla teodicea le ragioni che dovrebbero spiegare il problema del male, bensì cercare nella costituzione stessa del male come problema le ragioni della teodicea come discorso. Ne emerge una 'grammatica' del patire, strutturata secondo una duplice catena di 'significanti', attorno a cui il 'significato'/soluzione del male appare costruito, 'detto' secondo precise regole di un 'dire' che, manco a dirlo, non è mai di qualcuno che soffre. Tanto più strano se si pensa che, tra i 'significanti' del linguaggio rosminiano del male, si incontrano le parole di Giobbe. Certo, si tratta di un Giobbe cristianamente trasvalutato. Ma che ne è della teodicea come discorso se, per dire il male, si utilizza la 'grammatica' jobica, senza alleggerimenti 'terapeutici'? Non accade forse che il singolo soggetto sofferente è finalmente in questione, avendo per la prima volta voce nel 'capitolo' della propria sofferenza?
Paolo Gomarasca (1970) si è laureato in Filosofia nel 1994 presso l'Università Cattolica di Milano. Nel 1996 ha lavorato alla Facoltà di Teologia di Lugano, occupandosi della filosofia morale e dell'antropologia teologica di Antonio Rosmini. Nel 1997 ha conseguito il Diploma di studi approfonditi (DEA) in Filosofia all'Institut de Philosophie de l'Université Catholique de Louvain-la Neuve in Belgio, lavorando sull'etica di Lévinas. Dal 2001, è dottore di ricerca in filosofia e collabora al corso di Antropologia filosofica sotto la direzione scientifica del prof. Botturi. Ha pubblicato "Rosmini e la forma morale dell'essere" (Milano 1998). Diversi altri studi su Rosmini e sul tomismo trascendentale della scuola di Maréchal sono apparsi su «Divus Thomas» e sulla «Rivista rosminiana di filosofia e di cultura», del cui Consiglio scientifico è membro.