Luogo dell’azione: Nuova Boemia, sud degli Stati Uniti. In una notte di pioggia battente e superluna, un pianista nero di nome Shep è testimone dell’assassinio di un anziano messicano; pochi minuti dopo, abbandonata nella ruota per bambini di un ospedale, trova una neonata bianca e, accanto a lei, una ventiquattrore. L’uomo solleva la bambina, “leggera come una stella”, e decide di tenerla con sé. Luogo dell’azione: oltreoceano, Londra. Leo Kaiser è un disinvolto uomo d’affari che con i soldi ci sa fare, molto meno con i sentimenti. Se, come crede, la sua amata moglie lo tradisce con il suo migliore amico, cosa diavolo dovrebbe farsene della bambina che lei ha appena dato alla luce? Diciassette anni dopo, questa bambina di nome Perdita chiederà conto del proprio passato, “ci vuole così poco tempo per cambiare una vita e ci vuole tutta una vita per comprendere il cambiamento”. La cover version di Jeanette Winterson del Racconto d’inverno di William Shakespeare è una brillante prova d’autore. Vibra dell’eco dell’opera originale, abilmente sospesa fra tragedia e commedia, ma è una storia tutta contemporanea di amicizia, paranoia e redenzione, che si muove fra parcheggi sotterranei, videogiochi di ultima generazione, musei dell’automobile, angeli caduti. Sulla scena si fronteggiano, nell’ampio spazio del tempo, la gelosia devastante di un marito e l’amore duraturo di una figlia. E come già nell’originale shakespeariano è proprio il tempo il protagonista del romanzo, la sua natura ellittica ed elastica; il tempo capace, a sipario ancora alzato, di ridare un posto a qualcosa che si credeva perduto.