L’Isola di Lost è il luogo del mistero e del dubbio, ma diventa anche una metafora autoreferenziale della serie nel panorama televisivo: unica, irraggiungibile, isolata. Così il pubblico diventa suo arcipelago, costretto a perdersi tra le trame di una storia di smarrimento. Gli spettatori si sentono tutti parte di una storia di naufraghi che, che tra mito e scienza, ha creato personaggi e racconti totalmente accostabili al pensiero postmoderno. Laddove per postmoderno si intende un modo nuovo di guardare la realtà; più complesso, mai razionale, sempre scettico e pronto ad essere messo in discussione. Ecco perché il “Lostmoderno” non può fornire risposte, ma interrogare la serie scoprendone i retroscena socio-antropologici. Concetti come luogo, politica, gioco ed onomastica sono tutti funzionali a rafforzare l’instabilità di un testo postmoderno. Tra i tanti quesiti della serie emerge la possibilità di una sola risposta: come e perché Lost sia diventata la serie che ha cambiato per sempre la narrazione televisiva.
Autore
Giuseppe Grossi, è nato a Bari nel 1985. Laureatosi in sociologia e giornalismo presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, collabora con l’Image Lab, centro di ricerca sui linguaggi visivi, la moda, l’editoria, lo spettacolo e il brand.