L’indescrivibile e l’inenarrabile è ciò che si prova dinanzi allo spettacolo “MEDITANDO LA PASSIONE” di Cettina Marraffa, Presidente del Movimento Apostolico. Passato e presente diventano una cosa sola.
Anche se il passato della Passione è presentato nell’attualità del presente, questo non significa in alcun caso tradimento o alterazione di ciò che fu, è invece una mirabile lettura in chiave attuale di ciò che è stato ieri. In questa lettura lo spettatore viene come coinvolto, si sente già parte della storia, si immedesima con essa. Anche lui diviene presente, vive con Gesù i vari momenti della sua vita: nel Cenacolo, nell’Orto degli Ulivi, nel Sinedrio, dinanzi a Pilato, presso la croce.
Si immedesima con Giuda che tradisce, con Pietro che rinnega, con Caifa che condanna a morte, con il debole ed impacciato Pilato dinanzi al potere religioso deviato, con la crudeltà dei soldati di Roma che scherniscono e flagellano, con la folla incerta e manipolata che sceglie Barabba, con la Veronica che asciuga il Santo Volto, con la Vergine Maria, la Madre della Redenzione, che prima incontra Gesù sulla via dolorosa e poi riceve tra le sua braccia il Cristo morto deposto dalla croce.
La regista parla all’uomo di oggi con il linguaggio perenne della verità. Lo fa in un modo semplice, chiaro, limpido, a volte anche senza proferire alcuna parola. Il silenzio dei personaggi ed alcuni loro gesti sono più eloquenti che mille discorsi e altrettanti dialoghi. Questo è vero genio creativo, oltre che padronanza piena del messaggio che scaturisce dal Vangelo.
“MEDITANDO LA PASSIONE” non è uno spettacolo, perché la vita non è uno spettacolo. Questa rappresentazione ci dice cosa capita a tutti coloro che scelgono di seguire Gesù da vicino: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. “Hanno inchiodato me, inchioderanno anche voi”. I chiodi sono però segno di redenzione compiuta e di salvezza operata, poi si risorge e si ricomincia il cammino fino alla prossima crocifissione che, immancabilmente, si compirà al momento stabilito. Anche per le tue sofferenze, ti diciamo grazie perché sei esempio di come si soffre per il Signore e per il Movimento Apostolico.
Mons. Costantino Di Bruno