Con questo secondo tomo del vol. IV dell'Opera Omnia si conclude il percorso con cui Julien Ries delinea gli elementi fondamentali dell'antropologia religiosa come nuovo ambito di sapere (voll. II-IV). Per trovare le tracce che l'homo religiosus ha lasciato nella storia occorre comprendere le modalità tramite le quali si esprime la tensione dell'umanità verso il sacro: prima di tutto, i racconti mitici e le pratiche rituali. La prima parte del volume è dedicata all'analisi del mito, inteso come «costante importante e permanente del sacro»: chiarito il significato del termine in relazione alla cultura - quella greca - che lo ha visto nascere, Ries ripercorre le diverse espressioni del pensiero mitico nelle civiltà e nelle culture, a partire dalla preistoria. È quindi ricostruita in maniera puntuale la storia delle teorie del mito, dall'antichità ai giorni nostri, con particolare attenzione alle prospettive psicoanalitiche, strutturaliste e al dibattito teologico, per mettere in evidenza come, a poco a poco, si definisca sempre meglio un'ermeneutica che, grazie agli apporti di maestri come Carl Gustav Jung, Georges Dumézil, Mircea Eliade, Paul Ricoeur, contribuisce a edificare un'antropologia del sacro. Le modalità attraverso le quali il mito esplica la sua funzione nell'antropologia religiosa sono infine mostrate attraverso l'analisi di alcuni tipi di racconto mitico: i miti di fondazione del cosmo e quelli riguardanti la caduta dell'uomo, ma anche certi miti moderni distorti e utilizzati per giustificare l'esercizio della violenza. In realtà, però, mito, rito e sacro sono inseparabili. È così che la seconda parte del volume analizza il rito nella vita dell'homo religiosus e per farlo ne definisce le caratteristiche, analogamente a quanto è avvenuto per il mito, in un percorso cronologico che prende le mosse dalla preistoria, in una riflessione critica che presenta un panorama storiografico degli studi intorno all'argomento, in un'analisi dettagliata di alcune tipologie rituali (come quella dei riti di iniziazione o di guarigione, dei riti funerari o dei pellegrinaggi). Il lettore è condotto così, pagina per pagina, a cogliere sempre meglio il ruolo del rito come quell'«atto simbolico mediante il quale l'uomo cerca di stabilire un contatto con la Realtà trascendente, con il mondo divino, con Dio».