Da Caruso a Pavarotti, da Mina a De Andrè, da Toscanini a Morricone, dalla Pausini ai talent show, la musica ha contribuito a plasmare un’idea di Italia che da tempo circola sotto l’egida del “made in Italy” e che in 150 anni ha intrecciato dialoghi con la cultura, i consumi e il tempo libero in modo tanto originale da conquistarsi il diritto di rappresentare il Bel Paese accanto ad altre apprezzate primizie come la cucina, la moda, i beni artistici e naturali. Sotto la superficie della popolarità si agita una musicalità diffusa che attraversa tutte le fasi della storia nazionale, dall’Italia contadina a quella operaia, dall’era industriale alla vocazione globale. Fra stereotipi e realtà, fra dilettantismo e professionismo, il libro ripercorre i momenti principali della storia musicale italiana nell’intreccio dei suoi generi (classica, lirica, canzone, rock, jazz, musica di tradizione orale, da ballo, per il cinema…), dei media (dal 78 giri all’I-Pod), delle industrie (editoria, discografia, radio e televisione), delle culture e sottoculture, delle istituzioni e degli eventi, dei luoghi pubblici e privati (circoli, teatri, caffè, discoteche) che hanno visto la nascita di fenomeni e decretato la morte di altri. La ricognizione a tutto campo tenta, in ultima analisi, di rispondere alla domanda se esista o meno uno specifico spazio culturale/mentale denominato “italianità in musica” e se questo trova piena corrispondenza nella dimensione storica in cui la “musica italiana” si è manifestata. A corredo del volume, un repertorio di immagini e appendici statistiche fa la gioia dei semplici curiosi e degli addetti ai lavori.