Tra il gennaio e l'aprile del 1945 i Lager nazisti svelarono il loro segreto. Il mondo inorridiva: il nazismo si spegneva nel grido di orrore che si levava dappertutto di fronte alle camere a gas e ai crematori. Da allora il frettoloso giudizio manicheo ha ceduto sempre più il posto a un esame di coscienza da parte dell'umanità tutta. Ma il mondo ha conosciuto per intero il «segreto dei Lager»? Negli anni del dopoguerra é stato fatto l'elenco degli orrori e crediamo, ora, di saperne tutto. Ma forse il vero segreto sfugge ancora, proprio perché si è cercato di circoscriverlo nei suoi aspetti esterni. La sua vera dimensione sta, invece, nella diabolicità del sistema, nella sua tecnica perfetta e nel suo funzionamento ineccepibile. Questo libro prende in esame, sulla scorta dl una vastissima documentazione, il mondo dei campi di concentramento, la loro struttura e organizzazione, le tecniche della deportazione e dello sterminio, alla luce di un'ideologia politica. Cioè come traduzione pragmatica di una concezione del mondo. L'impostazione della ricerca é un po' diversa da quella consueta e contrasta ancor più fortemente con quel corrompimento della storia nei Lager che è la catalogazione e descrizione degli orrori, di cui è nutrita una certa deteriore pubblicistica. Attenzione particolare viene riservata all'atteggiamento dei governi e dell'opinione pubblica del tempo, a ciò che forse si sarebbe potuto fare e non fu fatto; alla sorprendente presenza, in una situazione di assoluta precarietà, di un movimento di resistenza interna nei Lager, ad aspetti generalmente meno noti di questa incredibile vicenda, quali la sorte degli italiani e quella degli zingari. Jaoseph Ratzinger, arcivescovo di Monaco, vide la mente ordinatrice dei Lager coma la Bestia che il Veggente dell'Apocalisse indica non con un nome ma con un numero. Se il «segreto dei Lager» è costituito dalla Bestia apocalittica, un numero che trasforma gli uomini in numeri, c'è da temere che essa non sia stata sconfitta e uccisa, ma che sonnecchi soltanto. In ogni caso come dice Brecht, non è inaridito il ventre che l'ha partorita.