Uno sguardo attento sul dialogo ebraico-cristiano attualmente in atto, richiede di muovere i propri passi su di una Via venutasi a tracciare da ormai alcuni decenni, dopo il grande dono del Vaticano II. Sguardo che vuole, simultaneamente, colmare un vuoto per prenderne consapevolezza, aprirsi ed invitare tutti a percorrerla. Il richiamo del Card. C.M. Martini è sempre vitale ed attuale nel considerare un aspetto che tocca tutta la Chiesa e i credenti molto da vicino: [...] un ritardo che ci deve pesare molto, ad esempio, è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico. La Chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità, non possono capirsi e definirsi se non in relazione alle radici sante della nostra fede, e quindi al significato del popolo ebraico nella storia, alla sua missione e alla sua chiamata permanente.
La presente ricerca è circoscritta e, volutamente, selettiva: sia perché il panorama degli interventi, Congressi, Incontri di studio relativi al dialogo ebraico-cristiano si sono moltiplicati negli ultimi decenni, sia perché la quantità (non sempre pari alla qualità) degli articoli e dei libri stampati è cresciuta a dismisura.
Su quella che ho denominato Via dello Shalom bisogna considerare sempre due passi, quelli mossi dalla parte ebraica e quelli mossi dalla parte cristiana. Li innerva e li sostiene un interrogativo sotteso e strutturante: Come creare una piattaforma comune di scambio e di intesa?