Spalle larghe, capelli a spazzola e sguardo fiero, Aaron Barr è stato un militare, esperto di crittografia e sistemi informatici. Adesso si è messo in proprio e vende i suoi servizi come esperto di sistemi di sicurezza al governo. Ultimamente, per farsi un nome, ha anche deciso di far meglio dell’Fbi nel risalire a un gruppo di hackeristi, chiamati Anonymous. Con uno pseudonimo, è entrato in contatto con alcuni di loro: Topiary, Sabu, Kayla. Una domenica di febbraio del 2011, a poche ore dalla finale del Super Bowl, Barr nota che il suo Iphone è stranamente silenzioso da un po’. Da troppo. Quello che scopre un attimo dopo, cambierà tutto. La sua mail è bloccata. Twitter pure. Il suo pensiero corre alle centinaia di file riservatissimi dell’Fbi, del Dipartimento della difesa e di grosse banche che ha in custodia, e che ora che stanno per essere rubati. Anonymous lo ha scoperto. Quella è la sua vendetta. Sono i “cyber-insorgenti”, giovanissimi anarchici della rete che hanno messo sottosopra Internet e minacciato la sicurezza delle principali istituzioni politiche, economiche e militari di tutto il mondo. Sono imprendibili ed estremamente organizzati. La maschera di Anonymus è il loro volto; il loro nome - LulzSec - significa “prendersi gioco della sicurezza”. Parmy Olson è l’unica giornalista ad avere incontrato faccia a faccia due dei leaders e ad avere avuto la loro piena collaborazione. Ora racconta tutto, come in un romanzo.