"La papessa Giovanna", la prima e la più nota delle opere di Emmanuìl Roidis (Syros 1836-Atene 1904), scrittore fra i più autorevoli dell'Ottocento greco, provocò al suo apparire (1866) un terremoto nel tranquillo panorama letterario ellenico e diede subito all'autore una straordinaria fama dentro e fuori i confini della sua patria. È un romanzo biografico basato sulla leggenda del papa femmina ed è, per definizione dello stesso Roidis, un libro «humoristique». L'irriverenza verso la Chiesa, infatti, che sarà la causa della messa all'indice dell'opera e dell'accusa di blasfemia per il suo autore, non nasconde un preciso intento polemico e, se vi è in essa il gusto della derisione anticlericale, questa è, in fondo, una sorta di satira innocente, finalizzata al puro divertimento estetico. L'opera, inoltre, si pone come originale e isolato esempio della prosa neogreca del XIX secolo nel suo incontro con l'Europa: dal "Don Juan" di Byron alla satira di Heine, all'ironia di Voltaire che, più di un secolo prima, aveva messo in ridicolo un altro simbolo del cattolicesimo, l'eroina nazionale della Francia Jeanne d'Arc. Soprattutto, però, vi ritroviamo la tentazione burlesca evidente nella Papessa, una delle "Novelle Galanti" dell'abate italiano Gian Battista Casti, che può considerarsi la fonte primaria del testo greco. In questo volume è ripubblicata la prima traduzione italiana del romanzo, apparsa ad Atene nel 1876 a cura del dotto filelleno Antonio Frabasile, integrata dal "Prologo" di Roidis tralasciato dal traduttore e da brani dell'apologia che l'autore fu costretto a scrivere per difendersi dalle ingiuste e rozze accuse del Santo Sinodo. Con una nota sul traduttore di Fanny Kiskira-Kazantzì.