Che cosa hanno in comune il pauroso carcere Mamertino dell'antica Roma e le prigioni italiane di oggi, il sudato affollamento dei nostri bus e le prevaricazioni dei potenti carrozzati che si aggiravano nei vicoli dell'Urbe, le orge alla corte imperiale e gli sfrenati festini di cui sono pieni i giornali? Tutto: carcerazioni ingiuste, vizi e abusi d'ogni genere, corruzione finanziaria e sessuale, compravendita di voti, propaganda, scontri di potere, brama sconfinata di denaro. Sono cose già viste, niente di nuovo sotto il sole, ma gli italiani non hanno imparato. In questo libro Luca Canali e Lorenzo Perilli ci mostrano come nelle parole degli antichi si possa ritrovare il nostro presente: ci dicono che la Storia non è "maestra di vita" ma, parafrasando Joyce nell'Ulysses, "un incubo" dal quale stiamo ancora cercando invano di svegliarci. Eppure resta lo specchio migliore - e forse l'unico - in cui guardare noi stessi: chissà che, fermandoci un momento a riflettere, non impariamo a capire un po' meglio chi siamo.