Per il cristiano la vita è un sentiero da percorrere e Gesù ne è la meta, il compagno di viaggio. Questo tragitto non si delinea come una strada piana e senza pericoli; al contrario, ai tracciati pianeggianti si alternano tratti scoscesi e in salita dove la meta sembra farsi sempre più lontana. Per di più, esso si snoda lungo due burroni: da una parte sta il precipizio dell'orgoglio, dall'altra quello dell'umiliazione. Ma, come suggerisce A. Bissi, vi è una alternativa: l'integrazione che tiene insieme gli opposti attraverso l'umiltà e la fiducia: la prima nasce da una oggettiva percezione della propria persona, dalla presa di coscienza della nostra finitezza. La seconda pone le basi per ogni sano sviluppo, dà il coraggio di vivere e sperare. Queste facoltà così essenziali per la crescita e il benessere, animate dall'azione dello Spirito, operano in noi trasformazioni profonde, fanno di noi delle nuove creature, la cui identità più vera consiste nel sentirsi peccatori amati. Peccatori, perché fragili, deboli, bisognosi e anche orientati al male, alla morte; e tuttavia amati, perché destinatari della misericordia di un Dio che ha assunto su di sé il nostro peccato per farci partecipare pienamente alla sua vita.