In questa mini raccolta di suoi pensieri, espressioni, comunicazioni, si riversa in sintesi la vita di un profeta solitario sotto certi aspetti, pur essendo vissuto nella stagione dei profeti.
A volte dal piglio di fuoco, Turoldo ha fatto della sua vita una provocazione costante.
I temi toccati specificamente suoi sono: il dolore dell’umanità nella società moderna, di ciascuna persona, la disperazione dei poveri, la cupidigia dei ricchi, l’avidità dei potenti, il silenzio di Dio e della Chiesa, la scienza potente impotente.
Questi temi egli li ha vissuti sulla propria pelle e per essi si è battuto per tutta la vita, pur sapendo quanto gli sarebbero costati. Le sue parole di fuoco, le sue minacce «apocalittiche» contengono sempre anche la speranza di «cieli nuovi e terre nuove», ove il male e il dolore, l’ingiustizia e ogni sopruso saranno esclusi. L’ultima parola pubblica che ha pronunziato prima di morire è: «Cantare ... portando il Cristo fra le braccia».
Punti Forti
A vent’anni dalla morte, avvenuta il 6 febbraio 1992.
Tutta la sua vita è stata una provocazione profetica del Vangelo.
Destinatari
Giovani e adulti. Un messaggio essenziale, soprattutto per coloro che non l’hanno conosciuto.
Autore
David Maria Turoldo. Nato a Coderno nel Friuli nel 1916, diventa sacerdote e frate dei Servi di Maria.Si laurea in filosofia alla Università Cattolica di Milano con il filosofo G. Bontadini.
Per quindici anni vive a Milano nel convento di San Carlo. Partecipa alla Resistenza fondando un giornale clandestino, L’uomo. Con padre C. De Piaz, dà vita al Centro culturale «Corsia dei Servi» a Milano.
Le sue omelie tenute dal 1943 al 1953 nel Duomo di Milano, lo rendono famoso. Vive da protagonista la vita culturale ed ecclesiale degli anni del concilio Vaticano II°, in particolare con L. Milani, E. Balducci, Z. Saltini, G. Dossetti, G. La Pira, G. Lazzati. Dal 1964 si ritira nel convento di Sant’Egidio a Sotto il Monte (BG), da dove ha diretto fino alla morte, avvenuta a Milano il 6 febbraio del 1992, il Centro Studi Ecumenici Giovanni XXIII.
Scrive di poesia, di teatro, di saggistica e di riflessione biblico-teologica.