Il contesto culturale dell'epoca presente non ci offre evidenti tracce dell'anima. Anzi, questa sembra scomparsa dai linguaggi alti della scienza e della cultura. L'ambito dei saperi, infatti, preferisce parlare spesso di io, coscienza, soggettività, mente, psiche, cervello, spirito e molto raramente - e anche con un certo disagio - parla di anima. Le ragioni di questa dimenticanza dell'anima vanno rintracciate nella diffusa crisi dell'umano che già da tempo sta interessando la cultura occidentale. In particolare, il tracciato riduzionista che interpreta l'uomo coinvolge ovviamente questo principio antropologico complesso, che riferisce molto circa la realtà umana. Perdita dell'umano e perdita dell'anima sono così accomunate in ragione della passione inutile per la critica antropologica. Risulta importante, quindi, una riscoperta dell'anima, intesa come ragionevole scienza dell'anima, che tenga conto delle molteplici letture che di essa si sono date nella sua lunga storia (definizioni, riduzioni, equivoci), al fine di contribuire incisivamente al percorso entusiasmante della continua riscoperta del mistero dell'uomo.