La forma di governo oggi più diffusa è la democrazia: due terzi dei Paesi del mondo sono retti da governi democratici. Eppure è sempre più evidente nei cittadini un atteggiamento di forte insoddisfazione nei confronti della politica. Tanto da arrivare a chiedersi se davvero la politica è importante, se c’è ancora spazio e disponibilità per un impegno civile che abbia come obiettivo il benessere della collettività.
È la sfida che il politologo inglese Gerry Stoker raccoglie in questo libro, fornendo una traccia di riflessione sui punti deboli della situazione attuale e indicando una serie di possibili strade da seguire per conseguire una rinnovata passione per la ‘cosa pubblica’.
I cittadini, riconosce Stoker, avvertono una distanza sempre maggiore della politica dalla loro sfera quotidiana, dai loro interessi, da ciò che ritengono importante e vitale. E rispondono con altrettanta distanza, con un disamore e un disincanto che li portano a considerare la politica appannaggio di un ristretto gruppo di professionisti da cui non si sentono più rappresentati. È l’ondata dell’antipolitica, la tentazione di chiudere con la partecipazione, di non credere più che ci siano strade percorribili per far sentire la propria voce, mediare con le richieste degli altri e rendere possibile la cooperazione.
Convinto che ci siano margini per un nuovo slancio della passione civile, Stoker comincia col verificare le cause della situazione attuale, analizzando con lo sguardo lucido del ricercatore quanto è avvenuto nei governi democratici più importanti dell’Europa e del mondo e arrivando alla conclusione che i problemi non nascono, come si sarebbe portati a credere, dalla corruzione della classe politica, né da un distacco dagli ideali democratici. Responsabili della disillusione attuale sono piuttosto certe ‘patologie’ caratteristiche della nostra società: anzitutto il prevalere dell’individualismo e del consumismo, che portano a cercare benefici personali e non collettivi; poi un atteggiamento di forte cinismo, che genera una sfiducia totale nelle parole dei politici; infine una rinnovata fortuna del populismo, che rende incapaci di vedere la complessità della politica.
Di fronte a questo quadro, la proposta di Stoker è articolata su diversi piani – dalla ricostruzione di una politica rappresentativa e militante a una nuova architettura delle istituzioni e dei partiti, all’attenzione verso una governance multilivello che guardi al globale come al locale – ma si condensa infine in uno slogan di felice immediatezza: quello di cui abbiamo bisogno è una politica ‘amatoriale’, che si contrapponga all’attuale arena professionalizzata. Occorre che i cittadini si trasformino in ‘dilettanti competenti’, capaci di civismo e volontariato, disposti ad accogliere con realismo efficace le sfide della convivenza civile.
Gerry Stoker insegna Politica e governance all’università di Southampton. Autore e curatore di oltre una ventina di libri, consulente del governo inglese e del Consiglio d’Europa, si interessa soprattutto di politica locale e urbana, partecipazione pubblica, problemi di governance sociale. Il suo Why Politics Matters, che qui presentiamo in traduzione italiana, ha vinto nel 2006 il premio della Political Studies Association inglese quale miglior libro di politica dell’anno.