La scoperta del fossile che ha cambiato la storia dell’evoluzione.
Un’entusiasmante avventura scientifica che cambierà per sempre le vostre idee su cosa significa essere umano.
- Oliver Sacks
Se volete capire l’evoluzione dell’uomo e degli altri animali, leggete quest’ottimo saggio. E se siete creazionisti, leggetelo comunque e poi pentitevi.
- Financial Times
Noi umani siamo abitanti della terraferma o creature degli abissi?
Tutti e due e non solo: discendiamo dalla scimmia ma anche dallo squalo, dalla medusa come dal pesce.
Ce lo rivelano gli scavi di Neil Shubin, il paleontologo marino che ha estratto dalle rocce Tiktaalik, il fossile di un pesce “con le mani”. Dotato di squame ma anche di collo e arti, è la prova non più vivente che, circa 375 milioni di anni fa, alcuni avventurosi abitanti delle acque abbandonarono la loro tranquilla esistenza, per avviare l’esplorazione di un nuovo modo di respirare, muoversi e mangiare. A partire da questa sensazionale scoperta, che ha attirato l’attenzione degli esperti e dei media in tutto il mondo, Shubin ha deciso di indagare come e perché i resti di animali estinti spiegano chi siamo, in quale modo ci siamo evoluti e come funziona oggi il nostro corpo.
Avvalendosi di numerosi approcci di ricerca — dalla caccia al fossile all’anatomia comparata, dalla genetica dello sviluppo agli esperimenti sugli embrioni — l’autore ricostruisce la nostra stretta parentela con pesci, uccelli, rettili, giù giù fino alle meduse e ai batteri. Con ironia e passione, Neil Shubin mostra quanto le nostre mani somiglino a pinne, i nostri denti a piume e buona parte del nostro genoma a quello dei moscerini. Spiega che, in questo viaggio lungo 3,5 miliardi di anni, non tutto è andato per il verso giusto, perché molte disfunzioni che ci affliggono derivano dal nostro passato proteiforme: disturbi cardiaci, ernia, obesità e perfino il singhiozzo. Ma nonostante tutto, grazie a un raffinato processo di adattamento e perfezionamento, il pesce è diventato umano. O quasi.