Quando la televisione ha scoperto che la politica può fare audience, e i politici hanno capito di poter raggiungere il vasto pubblico adattandosi alle logiche dello spettacolo, è nata la politica pop: un "ambiente mediale" scaturito dal collasso di generi televisivi e costumi sociali invecchiati, in cui politica e cultura popolare, informazione e intrattenimento, comico e serio, reale e surreale si fondono in una nuova miscela espressiva. Per molti è una pericolosa deviazione dal compito "alto" della formazione di un'opinione pubblica avveduta. Per altri, come alcuni autorevoli studiosi, l'"infotainment" offre un'informazione minima, ma sufficiente a una "cittadinanza sottile". Dovremo allora rivalutare il "Grande Fratello", paradossale scialuppa di civismo, attraverso il televoto, per cittadini altrimenti destinati all'emarginazione? Bisognerà in ogni caso considerare con occhi nuovi, come fa questo libro, "Annozero" e "Ballarò", "Che tempo che fa" e "L'isola dei famosi", "Le Iene" e "Porta a Porta", "Striscia la notizia" e "Matrix".
Gianpietro Mazzoleni insegna Comunicazione politica e Sociologia della comunicazione all'Università degli Studi di Milano e dirige la rivista "Comunicazione politica (ComPol)". Con il Mulino ha pubblicato "La comunicazione politica" (2004). Anna Sfardini è assegnista di ricerca all'Università degli Studi di Milano. Tra le sue pubblicazioni: "MultiTV. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza" (con M. Scaglioni, Carocci, 2008) e "Reality tv. Pubblici fan, protagonisti, performer" (Unicopli, 2009).