In copertina: Matrimonio mistico di san Francesco d’Assisi e madonna Povertà (1440-’60), dipinto su tavola attribuito a Domenico Veneziano (Domenico di Bartolomeo). München, Alte Pinakothek, Bayerische Staatsgemäldesammlungen
Gli Atti contenuti in questo volume fanno parte di un progetto di ricerca sulla storia delle parole nella nostra tradizione letteraria, avviato nel 2004 presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Nei Colloqui si pone al centro dell’attenzione un lemma significativo trascelto nell’ampio corpus della letteratura italiana.
I cinque precedenti appuntamenti furono dedicati a illusione, ordine, silenzio, unità, fortuna; il sesto Colloquio, tenuto a Napoli nei giorni 27-29 maggio 2015, è stato intitolato alla povertà. Il metodo d’indagine è rimasto lo stesso adottato nei precedenti incontri: risalire all’uso e alle accezioni del vocabolo dal mondo antico fino a noi, privilegiando lo scandaglio della tradizione letteraria italiana e il suo dialogo con discipline e forme d’arte diverse (dal diritto alla sociologia, dalla musica al cinema), non solo europee. Attraverso la voce di venti studiosi, è stata cosí restituita l’inedita, originale narrazione della parola e dei contesti che l’hanno nominata: dalle Beatitudini a san Francesco, da Petrarca ad Alberti, da Machiavelli a Tasso fino al Lazarillo de Tormes e a Giulio Cesare Croce. Inoltre il lemma povertà è stato analizzato in Pagano, Leopardi, Verdi, Pascoli, Verga; un termine che poi, nel Novecento, si impone nella poesia, nella narrativa e nel cinema: dai crepuscolari a Ungaretti, da Capitini a Luzi, Betocchi, Turoldo, Scotellaro, Pasolini, Zavattini, da Bilenchi a Madieri e in maniera particolarmente rilevante nella testimonianza religiosa, come mostra il saggio sul teologo Arturo Paoli, e nella riflessione filosofica e giuridica.
Se nell’arco di secoli di vita del nostro idioma il dibattito sulla povertà appare minoritario e di fatto è rimasto fino alla metà circa del XX secolo un argomento poco presente alle culture dominanti, dalla lettura del libro emerge la ricchezza di interpretazioni di una parola che ci attraversa, che per aspetti diversi ha sollecitato le varie forme dell’arte e sta misurando la storia della nostra civiltà.
Silvia Zoppi Garampi
è professore ordinario di Letteratura italiana all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Ha curato edizioni di testi di Erizzo, Pagano, Croce (Ed. Nazionale), Ungaretti, Gadda. Tra i suoi ultimi libri, Le lettere di Ungaretti. Dalle cartoline in franchigia all’inchiostro verde (Salerno Editrice, 2018) e Ungaretti (« Grandangolo Letteratura », vol. 15, 2018). Dal 2004 coordina nel suo Ateneo i Colloqui internazionali di Letteratura italiana e ne cura gli Atti pubblicati dalla Salerno Editrice.