Nel suo nuovo libro, Daniele Garota parte da un presupposto, che così lui stesso presenta: "L'indicibile, assurda, paradossale potenza del Dio di Cristo è tutta nella sua indicibile, assurda, paradossale impotenza. È perché ha toccato il fondo dell'abisso del dolore e della morte, che sarà un giorno davvero in grado di salvarci dal dolore e dalla morte patita dai viventi dal principio alla fine del mondo. Il Dio biblico ci ha promesso nulla di meno che di salvare la creazione, di giudicare la storia e di far risorgere i morti. Dopo duemila anni di stravolgimenti, indifferenza, tentativi anche violenti di farla fuori, l'immagine del Crocifisso è sempre lì, appesa, visibile, ancora capace di esprimere il dolore, la solitudine, l'ingiustizia che in ogni momento devono subire i poveri inchiodati alle loro croci, i morenti tra noi. Alla fine solo la fede nel Dio crocifisso riesce a sopportare il peso della disperazione e della disfatta". A un mondo sempre più alle prese con sfide divenute epocali - l'incontro tra modi di credere e pensare diversi, la crisi della fede nelle nostre società ricche e avanzate, le emergenze ecologiche, le grandi masse di poveri che migrano, la paura del terrorismo - il Dio di Abramo e di Gesù continua a rivelarsi come l'umiliato, il silenzioso, lo sconfitto o, addirittura, il morto. Dunque con volti di povertà e bisogno, attraverso i quali, però, possiamo riconoscere l'amore con cui egli ci accompagna fin dal principio e comprendere, d'altro canto, lo specifico della sua grandezza...