La psicoanalisi, a seconda del punto di vista da cui la si osserva, confina con molti territori diversi. Come uno stato delimitato da confini geografici, culturali e amministrativi, questa disciplina, che ha poco più di un secolo di vita, acquista la sua specificità grazie a ciò che la distingue ma anche che la avvicina ai territori confinanti: il "confine" è dunque inteso qui nella sua duplice accezione di "distinzione" e di "transizione". Questo volume raccoglie i saggi di otto rappresentanti di spicco della psicoanalisi contemporanea: Janine Altounian, Peter Fonagy, Glen O. Gabbard, James S. Grotstein, Robert D. Hinshelwood, Juan P. Jiménez, Otto F. Kernberg e Salomon Resnik. Con approcci differenti, e affrontando tematiche tra loro distanti, pure tutti questi autori si muovono sul limitare di un confine: tra mondo interno e mondo esterno, tra psiche e soma, tra il setting analitico e la sua violazione, tra teoria e tecnica, tra psicoanalisi e discipline imparentate (psichiatria, psicologia, neuroscienze e via dicendo), tra curabilità e non curabilità, analizzabilità e non analizzabilità, e infine tra psicoanalisi e storia. Ognuno di questi contributi varca un limite e apre un diaframma, illuminando aree tematiche cruciali o controverse del territorio psicoanalitico e creando dialogo e confronto con discipline solo apparentemente incompatibili.