“Ciò che accompagna armoniosamente queste riflessioni è la mistica, qualcosa che la Chiesa si è sforzata di tener lontana dalla quotidianità. La mistica è una trama segreta che vogliamo tornare a scoprire per sentire il calore della vita. Per esprimere questo, potremmo ripetere le parole di Giovanni in una lettera che è, appunto, la calda trascrizione di un’esperienza: ciò che noi abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato (1Gv 1, 1-3). Sono i sensi che si risvegliano provocati dalla vita, è l’alba dei sensi... quando tutto resta assolutamente silenzioso o assente. La mia teologia è allora obbligata a uscire dallo schema preordinato delle dottrine o dei sistemi culturali. La mia teologia cerca e si mette in sintonia con la ricerca dei protagonisti e delle protagoniste del racconto, della narrazione. La mia teologia è solidale e addirittura complice con i narratori e le narratrici di racconti. Tutte e tutti siamo sfidati da questo: ci sono coloro che fanno teologia ufficialmente e coloro che semplicemente raccontano o semplicemente vivono, respirano, stando “dentro” e nulla più. Tutti i soggetti della teologia debbono uscire da ogni schema prestabilito e seguire la vita con i suoi delicati movimenti, stare dentro di lei... non solo con il gusto di “servire”, ma anche di “toccare”: questo è il gesto mistico politico della vita.” (dall’introduzione)