Cinquanta anni e oltre di esperienze, memorie, riflessioni, domande forse senza risposta, di una donna poeta. Una voce inevitabilmente sola, divisa fra le tentazioni della viandanza e il richiamo della vita sedentaria, in una società di massa attraversata con sofferta partecipazione, in Italia e nel mondo: il Sessantotto, il femminismo, il sapere di tutti, la poesia plurale, la crisi politica e culturale del villaggio globale, all'inizio del nuovo secolo. "La memoria è un pittore cubista - scrive Biancamaria Frabotta -che mette insieme le due facce di ogni cosa, l'eternamente presente e l'eternamente fuggito, di fronte e di profilo, né si cura di colmare le lacune, l'espressione, i fili spezzati delle emozioni che allinea sulla tela per schedarle, più che per rappresentarle". In un quartetto che mette in musica la poesia delle idee, la prosa inclassificabile di questo libro ne esegue la partitura su diversi ma ben accordati strumenti. Cosa leggeva una bambina degli anni cinquanta innamorata dei libri? Quali le tappe di una iniziazione romana alla parola fra i "teneri sofisti" di una casta letteraria prevalentemente al maschile, in un mondo sempre più indifferente alla poesia? Quali le reazioni impolitiche al crollo del comunismo, all'invasione dei fondamentalismi, alle quotidiane stragi nel mondo del lavoro? Un autoritratto, o quasi. Una sinfonietta sul mondo interiore di quell'Esule involontaria che, oggi ma non solo, è la donna che vive, legge, scrive poesie.