La democrazia italiana affonda le sue radici nei princìpi della Costituzione, la cui formazione rimane un vero e proprio «evento di coscienza» nato dall’incontro dei costituenti che parteciparono alla I Sottocommissione della Costituente (1946-1947). I costitenti hanno il merito di aver concepito la democrazia non solamente come una procedura in cui il governo è «del popolo», ma anche come valore in cui si governa per il «popolo». La cultura cattolica dell’epoca fece convergere tutti i princìpi costituzionali su un «valore guida», quello della dignità della persona umana. Tuttavia tra i costituenti cattolici ed i gesuiti della Civiltà Cattolica si ebbero «scontri e incontri» in merito alla formazione dei princìpi, all’idea stessa di Stato costituzionale e di «diritto naturale» che determinava una visione di società e di Stato diversa. Queste divergenze spiegano le ragioni dell’attacco della Civiltà Cattolica al pensiero di Jacques Maritain, che ha ispirato i principali costituenti cattolici della I Sottocommissione alla Costituzione.
Un contributo all’elaborazione dei princìpi costituzionali è stato dato anche dalle tre bozze di Costituzione richieste da Pio XII ai gesuiti della rivista, recentemente scoperte e pubblicate da Giovanni Sale in questa collana. Molti punti proposti dalla Santa Sede e dai padri della Civiltà Cattolica sono entrati nella Costituzione. Trait d’union di tutta l’operazione fu il «primo» Dossetti, l’uomo ponte fra le due rive del Tevere. Attraverso le fonti, in parte ancora inedite, dell’archivio della rivista emerge il ruolo strategico svolto in tal senso del direttore di allora, padre Giacomo Martegani.
Dopo più di sessant’anni dalla sua approvazione è utile chiederci se in uno scenario politico, economico, sociale, cambiato sul piano interno e internazionale, la Costituzione debba essere revisionata o cambiata, e in che modo i princìpi fondamentali possano contribuire a farlo.
I nove princìpi elaborati nella I Sottocommissione - democratico, personalista, pluralista, lavorista, di solidarietà, di uguaglianza, di autonomia, di libertà religiosa, pacifista – definiscono la «dignità della persona umana» solamente se si è in grado di rispettare il delicato equilibrio di pesi e di contrappesi su cui si basano.
Più che una nuova Costituzione servono revisioni le quali, oltre ad intendere la Costituzione come «indirizzo fondamentale», come fino ad oggi si è fatto, la ritengano una «norma fondamentale di garanzia», in grado di essere «ispiratrice» e «limite» alle scelte politiche e «aperture» alle nuove regole sociali.
Lo spirito della Costituzione e l’intenzionalità dei costituenti ci permettono di conoscere le radici che nutrono la democrazia italiana e i limiti costituzionali che sono argini invalicabili alla lotta politica, altrimenti «ciò che si dimentica potrebbe ritornare».