Palermo, 1221. La sala verde, con le sue danze voluttuose, la musica e le conversazioni filosofiche, è l'unico luogo in cui Federico II di Svevia ami stare. Negli ultimi tempi, infatti, pare che fuori da quelle quattro mura gli sia impossibile trovare pace. Ci sono le richieste insistenti del papa che necessita del suo aiuto e delle sue truppe per una nuova crociata in Terra Santa, la misteriosa scomparsa del suo medico e consigliere, Andrea Filangeri, morto probabilmente per avvelenamento, e lo strano comportamento di alcuni dei suoi uomini più fidati. Quella sera, però, alla debole luce delle candele, Federico è riuscito a dimenticare gli oneri del sovrano e si è lasciato sedurre dai movimenti lenti e sinuosi di una delle danzatrici. È splendida. E a un tratto ha osato avvicinarsi con un'audacia che lui aveva visto solo in battaglia, e gli ha parlato. L'imperatore non può rimanere indifferente di fronte a una sfida tanto allettante e la vuole con sé, nella sua stanza, per frenare quella temerarietà e appagare la sua sete di dominio. Ma la mattina seguente, dopo averla cercata invano a palazzo, Federico scopre la sua vera identità: è Amina, la figlia del più acerrimo dei suoi nemici, l'emiro Muhammad ibn Abbad, e molto probabilmente è una spia.