L'Autore attira dalla sua parte il lettore al quale, dall'incipit sereno e gioioso, descrive, attraverso pennellate di poesia e colore, l'esistenza di un regno ordinato e perfetto nel quale tutto scorre con regolare lentezza. Solamente un elemento, che il lettore scoprirà da sé, provoca lo scompiglio della realtà, riavviando la narrazione la cui durezza arriva nella seconda parte e il lettore, abituato ad un andamento lento che lo ha trasformato in un suddito del regno, si trova quasi spaesato nell'iniziare, con violenza, un esame di coscienza intenso e senza tregua in compagnia del re.
Gilberto Gillini e Mariateresa Zattoni, Prefazione
La favola si snoda passando dal formalismo della corte, gestita da un re preciso e pignolo, alla vita fuori, trascinata dal “diverso”, dalla non formalità, dalla vita apparentemente sregolata, un po' caotica, ma ricca dell'umanità possente, della solidarietà consumata, della primavera dell'incontro che trasforma il re e lo porta “fuori”.
Ezio Aceti, Postfazione