René Girard, affermando che la Croce segna la «fine del sacro», e che è «la religione umana nel suo insieme che i Vangeli distruggono e le culture che ne derivano», si pone sulla linea di altri autori che individuano un rapporto di netta antitesi tra fede cristiana e religione: da Barth e Bonhoeffer ai teologi della “morte di Dio”, da R. G. Collingwood a D. de Rougemont.
Ma l’originalità di Girard sta anche in questa affermazione: «La morte di Dio è un fenomeno cristiano. L’ateismo nel suo significato moderno è un’invenzione cristiana.» Un’ottica, questa, che non può che scompaginare le attuali diatribe tra le ragioni della laicità e quelle della fede: perché la laicità si profila come un valore cristiano essenziale, sino al punto che l’ultimo Girard di Portando Clausewitz all’estremo (Adelphi) può affermare paradossalmente che «il cristianesimo è l’incredulità».
Gli interventi raccolti in questo volume intendono focalizzare ed attualizzare questa dimensione del pensiero girardiano.
Contributi di Pierpaolo Antonello, Maria Stella Barberi, Alberto Beretta Anguissola, Paolo Diego Bubbio, Federica Casini, Giuseppe Fornari, Massimo Gentile, Alice Gonzi, Lidia Maggi, Andrea Messeri, Silvio Morigi, Marco Ravera, Stefano Semplici, Pierangelo Sequeri, Claudio Tarditi, Adriana Zarri.