Dall'intreccio di ospitalità e interrogazione filosofica, nasce una "filosofia quotidiana" rivolta al presente
L’opera di Jean Soldini delinea una metafisica alimentata da un’estetica dell’ospitalità come "filosofia quotidiana", resistenza all’arroganza mai debellata nei confronti dell’esistente concreto e meticcio. C’è il lavorìo speculativo e il continuo rilancio proprio dell’attività teoretica, nonché il controllo sui confini entro cui essa si muove, l’allerta sulle condizioni del proprio pensare. C’è ugualmente il proiettarsi con urgenza sulle questioni dell’oggi, aspetto che in quest’ultimo libro appare ancora più marcato. Il registro speculativo e quello attento alla realtà feriale s’intrecciano costantemente: è un calarsi della filosofia nei temi e nelle impellenze del nostro contesto attuale, un piegarsi verso il "basso" della ragione teoretica, una postura intellettuale volutamente spuria nel rigore del suo impianto concettuale. Bisogna lasciarsi guidare, dice Soldini, verso l’ineleganza di una filosofia che, senza nascondersi in modo parassitario dietro qualche grande tema, senza farsi assetata di giudizio, non sfugga al giudizio guardando all’uomo oltraggiato in questo stesso momento nella sua faccia personale e a-personale, all’uomo a cui compete la ricerca di ospitalità indispensabile alla stessa salvaguardia del pianeta, all’uomo la cui dignità è affermata in modo altisonante, ma troppo spesso svuotata di ogni significato preciso. La filosofia comporta il fare concetti e i problemi in relazione ai quali li costruisce hanno a che vedere con la vita concreta di ognuno di noi, con la dimensione "politica" in cui ci muoviamo, con la Storia che è storia del potere e delle sue metamorfosi in cui resistere valorizzando le storie vissute con l’esistente, disponendosi a microerranze "domestiche", a spazi di un reciproco esporsi, deprivatizzando il palcoscenico della propria coscienza e aprendo varchi alla giustizia per l’Altro.