Questi racconti, scritti nella seconda metà degli anni ottanta, sono di ambientazione prevalentemente africana, ma non si svolgono solo in Sudafrica, o nel resto del continente. Offrono piuttosto una panoramica del mondo nel suo complesso. Sono storie diverse tra loro, in differenti paesi, con personaggi di varia estrazione sociale e razziale. Sono sedici narrazioni lapidarie e folgoranti, tra cui: una fuga dal Mozambico attraverso il Kruger Park, in condizioni così dure da rendere i fuggitivi simili agli animali che i turisti vanno ad ammirarvi; un rapporto d'amore tra una meticcia e uno svedese, messo in pericolo dall'impegno politico di lei; la paura dei bianchi di essere assaliti nelle loro case e il tentativo di trasformare quindi le abitazioni in bunker, con il rischio di rimanervi imprigionati a propria volta; l'eterno interrogarsi da parte di alcuni bianchi sulla possibilità reale di considerare il Sudafrica il loro paese; il disgusto di un controrivoluzionario verso ciò che ha fatto; la colpa segreta di un ricco agricoltore afrikaner. Sono spesso storie di violenza, esplicita o implicita che sia, narrate in modo incalzante, con finali per lo più imprevisti e aperti, che lasciano il segno. Con sguardo disincantato e problematico, e in uno stile asciutto e incisivo, Nadine Gordimer vi affronta temi a lei particolarmente cari, quali la politica, l'amore, il futuro, l'incontro e lo scontro tra culture, le conseguenze di sradicamento e migrazioni.