L’autore di queste pagine ribalta molte delle affermazioni correnti sulla fede, la scienza e la tecnica. La fede, innanzitutto, non è un’invenzione umana: è vero il contrario, l’uomo è una creatura della fede. La scienza, invece, è un prodotto dell’uomo. «L’aspirazione verso la verità e la comprensione – ha scritto Albert Einstein – sorge dalla sfera della religione.»
La tecnica, poi, è stata rappresentata come il frutto dell’albero della scienza. Anche in questo caso è vero il contrario: la scienza è una teoria sulle ragioni che fanno funzionare la tecnica. La locomotiva è nata prima della termodinamica, i vaccini prima dell’immunologia, l’allevamento equino prima della teoria dell’evoluzione. Come ha ammesso Francis Bacon: «A dire il vero, col sorgere della scienza esatta, la scoperta delle cose utili cessò».
In uno slancio di concretezza, la scienza moderna ha smarrito l’anima e scoperto il cervello. Si accinge ora a decifrare il destino, nostro e della specie, negli oscuri meandri del DNA. Ci si augura che, al di là delle elaborazioni dei bio-tecnologi, essa non rifiuti l’eterno profumo di mistero e di incanto che emana dalla natura, e seguiti a provare un’accorata nostalgia dell’anima.
L'AUTORE
GIUSEPPE SERMONTI (Roma, 1925), genetista dal 1950 presso l’Istituto Superiore di Sanità in Roma, ha fondato la genetica dei microrganismi produttori di antibiotici e ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms. Nel 1964 vince una cattedra di Genetica e nel 1970-71 presiede l’Associazione Genetica Italiana. Nel 1980 è eletto alla vicepresidenza del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca. Lo stesso anno è chiamato alla direzione della «Rivista di Biologia» (fondata nel 1919). In quel periodo inizia la sua critica allo Scientismo e all’Evoluzionismo darwiniano, che lo isola dall’establishment accademico. Nel 1982 l’Accademia Pontificia lo invita a partecipare a un gruppo di lavoro sull’Evoluzione dei Primati. Nel 1986 è tra i fondatori, a Osaka, del gruppo degli Strutturalisti dinamici, di cui la «Rivista di Biologia» diviene l’organo. Alla ricerca dei significati non utilitaristi della scienza, indaga e scopre leggi naturali e tecniche chimiche nelle fiabe del focolare. Scrive e rappresenta drammi sui protagonisti della scienza. Nel 2004 riceve il Premio per la Cultura della Vicepresidenza del Consiglio, per le sue ricerche e critiche scientifiche. Pubblica indagini sulla nascita degli alfabeti dalle costellazioni dello Zodiaco.
Tra le sue opere scritte o riedite negli ultimi anni, Il mito della Grande Madre (2002), Il crepuscolo dello scientismo (1971, 2002), Dimenticare Darwin (1999, 2003), Fiabe di tre reami (1986-92, 2004), Why Is a Fly Not a Horse? (2004), Tra le quinte della scienza (commedie, 2007), Il Tao della biologia (Lindau, 2007).