Il creato e l'uomo, nella loro immensità e piccolezza, se contemplati con occhi capaci di meraviglia e di stupore, lasciano senza parole. Tutto ciò che già si conosce e cade sotto il nostro sguardo, ad un certo punto si illumina di luce nuova: è la magia dell'incanto, che all'improvviso rapisce, rende muti, fa esultare, riempie il cuore di gioia e umiltà. Il cantore biblico, come in un balbettio infantile, dinanzi alla magnificenza del mondo, sillaba il posto proprio per ogni cosa; il Signore del mondo e della storia, che tutto ha fatto e che conserva l'opera sua; la persona umana, coronata di gloria e di onore, responsabile della custodia amorevole delle bellezze create; la natura animale e vegetale, che adorna e arricchisce la terra. Abbiamo bisogno di lasciarci incantare, oggi, noi, uomini e donne di inizio del terzo millennio? O è solo roba da poeti e cantastorie di un tempo che fu? La rivista Scritture domanda una riflessione a più voci.