"L'Università tace, non solo in Italia. E tacciono le Accademie, l'altro spazio elettivo della dialettica concettuale, teoretica, ideologica. Senza dare nell'occhio, la stampa quotidiana, settimanale, mensile, comunque affidata a una periodicità che s'illude di creare un flusso continuo di idee, a prescindere dalla serrata concretezza del dialogo, una stampa che questo fa per oculata scelta di campo, affidandosi di preferenza a un paradigma breve - una pagina o poche -, pervade ormai lo spazio e il tempo della società odierna, compresa, duole dirlo, la scuola gelosa fino a ieri della propria oculata lentezza. Sembra essersi interrotta una lenta continuità, del riflettere in funzione dell'apprendere, del parlarsi e del dialogare nelle molteplici circostanze e ancor più nei successivi livelli, dove si realizza, o meglio si costruisce, l'identità di ciascuna persona e di quell' entità, spesso abusata, talora mentita, che è la patria: il tutto e il flusso storico ai quali si appartiene. Con la lingua che ne esprime l' essenza festosa e gioiosa, ancor prima di affrontarne il roccioso livello dei significati. Della lingua, nel suo costruttivo accomunare speditezza e rigore, la scuola ha saputo essere una garanzia inespugnabile."