A volte è facile darlo per scontato. Soprattutto se ci si va da un po’ di tempo, se è diventato un appuntamento fisso immergersi per qualche giorno d’agosto nella bellezza intensa e caotica del Meeting di Rimini.
E dato che la kermesse ha appena compiuto quarant’anni, restando fedele a se stessa nella sua formula efficacissima fatta di dialoghi, mostre, spettacoli e di un popolo vivo, si rischia di abituarsi, di non rendersi più conto della sua eccezionalità.
Invece il Meeting è davvero fuori dall’ordinario. Per quello che succede, ovvero per come continua a incontrare tutti e a far parlare tra loro mondi che altrove fanno fatica persino a guardarsi, cosa sempre più urgente in una società lacerata (qui «l’incontro è tra persone diverse che raccontano la propria esperienza di vita, e più diverse sono, più è sincero l’interesse che suscitano», ha scritto acutamente Antonio Polito, vicedirettore del Corriere, su 7). E per come succede, aspetto che colpisce nel profondo chi arriva “da fuori”: i volontari, la gratuità, le migliaia di presenze, i giovani... «Non ho mai visto un cristianesimo così», ha detto uno degli ospiti durante una cena. Cogliendo, di colpo, la radice, il punto sorgivo che da sempre – mentre tutto, intorno, cambia fisionomia o sparisce – continua ad alimentare questa bellezza, con un’imponenza tale che è impossibile ricondurla alle capacità di chi ci lavora.
Nello “speciale” che abbiamo regalato ai nostri abbonati a Rimini, Julián Carrón, guida di CL, ricordava come nel Meeting emerga con chiarezza la preoccupazione di fondo di don Giussani: «La generazione del soggetto, di un adulto appassionato alla vita. Tutto il resto è conseguenza». E per questo se si vuole capire davvero un avvenimento così fuori dall’ordinario, e la sua sorprendente «presenza carica di proposta» per tutti, bisogna arrivare fin lì, alla fede: «Solo l’avvenimento cristiano, vissuto come sorgente di un ideale, è in grado di creare amicizia, cioè uno spazio dove incontrare “una persona con un messaggio dentro”». All’origine di questa bellezza c’è Cristo. E il Meeting è un’occasione per incontrarlo, con qualsiasi background si arrivi.
È per non perdere questa occasione che vi offriamo una piccola antologia delle cose accadute a Rimini. Fatti, episodi, incontri – la vita, che al Meeting ha il sapore inconfondibile di un’intensità lieta. E le parole dette sul palco, i contenuti di alcuni incontri. Hanno uno spessore e una ricchezza tali che vale la pena di riprenderli. Lo facciamo pubblicandone dei brani, oltre al testo integrale dell’intervento principale. È una scelta, chiaro. Risente dei limiti di spazi e di tempi e, per sua natura, è arbitraria. Deve lasciare fuori cose altrettanto significative (potete riprenderle dal web, su www.clonline.org o dal sito del Meeting) e fili che contiamo di recuperare più avanti (si pensi ai bellissimi dialoghi su diritti e doveri o sull’intelligenza artificiale). Ma è un modo per non smarrire spunti che, paradossalmente, rischiano di perdersi proprio per la ricchezza di tutto ciò che li circondava a Rimini. E per stupirsi, di nuovo, di quella origine.
È la stessa ricchezza che trovate nel resto del giornale: dalle lettere, alle testimonianze dai Balcani, al focus sull’Amazzonia, protagonista del prossimo Sinodo. Storie diverse, ma con una sola sorgente: quell’«avvenimento cristiano» che, vissuto, genera uomini. E amicizia.